In direzione ostinata e contraria
Ogni
presa di posizione è parziale per definizione. Come potrebbe non
esserlo infatti, dal momento in cui è sempre frutto di
un’interpretazione degli eventi? Così, per esempio, le esperienze
di un individuo, le sue relazioni e conoscenze pregresse
contribuiscono a creare quella fitta rete di corrispondenze tra fatti
e particolari idee sul mondo.
Ma
parzialità non è relativismo. Mentre quest’ultimo è astratta
equiparazione di ogni opinione, parzialità significa assumersi
consapevolmente il rischio di venir attaccati, di esser sottoposti
alla critica. E non aiuta nemmeno la celebre frase attribuita a
Voltaire: «Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la mia
vita affinché tu possa farlo». Cosa significa infatti fare propria
un'affermazione così forte? Significa mostrare una tolleranza
completa nei confronti dell’altro, nella convinzione che la sua
opinione, sul piano ideale, valga tanto quanto la nostra.
Ciò
che però non viene tenuto in conto è la nocività sociale
intrinseca a certe opinioni. Fino a quando allora è lecito non
reagire di fronte alle assurdità che una mente può partorire? Fino
a quando queste non producono atrocità come i campi di sterminio? È
chiaro che a quel punto non ci si può più appellare alla
tolleranza. Nella migliore delle ipotesi, in questo caso, si sarà
accusati di connivenza.
Ed
è proprio questo il punto. Uno Stato democratico ha il dovere di
garantire la libertà di opinione ed espressione. Ma non bisogna
dimenticare che la libertà di ciascuno è complementare con quella
degli altri. È allora compito di uno Stato, che voglia essere
davvero democratico, anche far sì che opinioni disgregatrici e
inneggianti all'odio non possano mai divenire fatti.
E
parzialità non è nemmeno ottusità, il rinchiudersi nelle proprie
opinioni e non voler sentir ragioni. Essa si nutre dell'esperienza
del e con l'altro, è a fondamento di ogni possibilità di dialogo ed
è ben lungi dall'essere qualcosa di immutabile.
È
per questa ragione che la parzialità non può venir rimproverata. Né
quando si tratta di scelte individuali e nemmeno quando si tratta di
indagini sul mondo. Di queste ultime, se ne può discutere le
conclusioni, attaccarne i presupposti, ma non criticare il fatto di
“essere di parte”.
Lo
storico e filosofo Droysen affermava: «Umano è piuttosto esser
parziali». In quanto umani, allora, prendiamo una posizione.
Rivendichiamo la nostra parzialità, in un periodo in cui i venti non
ci sono favorevoli e scegliamo di proseguire la lotta in direzione
ostinata e contraria.
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